| (Testo CEI74) 42 Lamento del levita esiliato
Al maestro del coro. Maskil. Dei figli di Core.
Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio.
L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?
Le lacrime sono mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: «Dov'è il tuo Dio?».
Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge: attraverso la folla avanzavo tra i primi fino alla casa di Dio, in mezzo ai canti di gioia di una moltitudine in festa.
Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
In me si abbatte l'anima mia; perciò di te mi ricordo dal paese del Giordano e dell'Ermon, dal monte Misar.
Un abisso chiama l'abisso al fragore delle tue cascate; tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati.
Di giorno il Signore mi dona la sua grazia di notte per lui innalzo il mio canto: la mia preghiera al Dio vivente.
Dirò a Dio, mia difesa: «Perché mi hai dimenticato? Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?».
Per l'insulto dei miei avversari sono infrante le mie ossa; essi dicono a me tutto il giorno: «Dov'è il tuo Dio?».
Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
| (Testo TILC) 42 (41) Preghiera di chi è lontano
Per il direttore del coro. Poema cantato dei figli di Core.
Come la cerva assetata cerca un corso d'acqua, anch'io vado in cerca di te, di te, mio Dio.
Di te ho sete, o Dio, Dio vivente: quando potrò venire e stare alla tua presenza?
Le lacrime sono il mio pane, di giorno e di notte, mentre tutti continuano a dirmi: 'Dov'è il tuo Dio?'.
Torna il ricordo e mi sento venir meno: camminavo verso il tempio, la casa di Dio, tra i canti di una folla esultante e festosa.
Perché sei così triste, così abbattuta, anima mia? Spera in Dio! tornerò a lodarlo, lui, mia salvezza e mio Dio.
Sono abbattuto, ma anche da lontano mi ricordo di te, dalle terre del Giordano e dell'Ermon, dal monte Misar.
Precipitano acque impetuose di cascata in cascata: su di me sono passate tutte le tue onde.
Di giorno, mandi il Signore la sua misericordia; di notte, canto la mia lode al Dio che mi dà vita.
Dirò al Signore: Mia roccia, perché mi hai dimenticato? perché cammino così triste, oppresso dal nemico?
Mi coprono di insulti, mi spezzano le ossa; continuano a dirmi: 'Dov'è il tuo Dio?'.
Perché sei così triste, così abbattuta, anima mia? Spera in Dio! tornerò a lodarlo, lui, mia salvezza e mio Dio.
| (Testo CEI2008) 42
Lamento e nostalgia dell'esule
Al maestro del coro. Maskil. Dei figli di Core.
Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio.
L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?
Le lacrime sono il mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: »Dov'è il tuo Dio?».
Questo io ricordo e l'anima mia si strugge: avanzavo tra la folla, la precedevo fino alla casa di Dio, fra canti di gioia e di lode di una moltitudine in festa.
Perché ti rattristi, anima mia, perché ti agiti in me? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
In me si rattrista l'anima mia; perciò di te mi ricordo dalla terra del Giordano e dell'Ermon, dal monte Misar.
Un abisso chiama l'abisso al fragore delle tue cascate; tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati.
Di giorno il Signore mi dona il suo amore e di notte il suo canto è con me, preghiera al Dio della mia vita.
Dirò a Dio: «Mia roccia! Perché mi hai dimenticato? Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?».
Mi insultano i miei avversari quando rompono le mie ossa, mentre mi dicono sempre: »Dov'è il tuo Dio?».
Perché ti rattristi, anima mia, perché ti agiti in me? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
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